Con gli occhi di un paziente isolano

Con gli occhi di un paziente isolano

  • di Redazione
  • 12 Aprile 2018
  • Il peso della determinazione

Ritorna l’appuntamento del giovedì con la rubrica bisettimanale curata da Sonia Aresu 

Scriveva De Andrè:
"La vita in Sardegna è forse la migliore che un uomo possa augurarsi: ventiquattromila chilometri di foreste, di campagne, di coste immerse in un mare miracoloso dovrebbero coincidere con quello che io consiglierei al buon Dio di regalarci come Paradiso".

La nostra amata terra è tanto bella da togliere il fiato quanto arida nel soddisfare le numerose richieste dei pazienti oncologici isolani. Tutti abbiamo il diritto di cura, umanità e considerazione, ma, purtroppo, bisogna fare i conti con la realtà. La Sardegna è indietro anni luce rispetto al resto dell'Italia. Tutto parte dalle lunghe liste di attesa, è inconcepibile che per prenotare una visita urgente si trovi un appuntamento dopo un anno. Bisogna stringere i denti, fare tutto a pagamento ed è così che magicamente si ottiene uno spazio nell' immediato. Ma perché dobbiamo pagare ciò che ci spetta di diritto? Spesso mi capita di fare file interminabili per una visita e tante volte ho assistito alle lamentele dei pazienti stanchi per le lunghe attese, il più delle volte snervanti. Infatti tanti pazienti decidono che la miglior decisione sia farsi curare al di fuori dell' isola e di intraprendere viaggi della speranza lontano dalla propria terra. Gli ospedali del capoluogo cercano di stare al passo con i tempi, ma è impossibile, i pazienti sono di gran lunga molti di più rispetto al personale. Quotidianamente si assiste al via vai dei medici ed infermieri che corrono avanti ed indietro nelle corsie ospedaliere per soddisfare la mole di richieste. Personalmente ho deciso di farmi seguire a Cagliari, sarei potuta partire, ma ho avuto fiducia negli eccellenti medici dell' Ospedale Businco di Cagliari, loro che cercano di lavorare in un ambiente il più sereno possibile, ma la situazione è molto complessa. Purtroppo si ritrovano a fare i conti con gravi carenze come sale operatorie insufficienti, interventi rimandati di mesi, tagli del personale e conseguenti interminabili liste di attesa, referti istologici consegnati dopo più di un mese, tagli su dei servizi indispensabili, burocrazia sempre più complessa che crea rallentamenti e troppe pressioni che ricadono sul personale sanitario. In tutto ciò chi paga il prezzo più caro è il paziente, il più delle volte costretto a vedersi rimandata un' operazione, una visita o un esame importante. Non so se sia solo un' utopia, ma spero che, chi di dovere, si prenda carico di una situazione sanitaria che in Sardegna sta subendo un declino. Il desiderio di un paziente oncologico è quello di potersi curare in un paradiso come la nostra isola, a fianco dei propri cari e in casa perché il calore degli affetti è un elemento tra i più importanti durante il percorso della malattia.