Continua l'appuntamento bisettimanale del giovedì con la rubrica "Il peso della determinazione" a cura della nostra cara amica Sonia Aresu.

Quando nella vita incombe un tumore è come un lampo improvviso ed imprevisto nel bel mezzo di una giornata di sole. Ti manda in tilt, ti strappa in mille pezzi i sogni, ti spezza il fiato e ti travolge come un vortice. Ed è proprio in quei momenti che capisci che chi ti vuole bene, vuole il tuo bene.

Durante il periodo di malattia la famiglia è stata uno dei miei pilastri fondamentali. Mi è stata accanto dall' inizio alla fine della battaglia spronandomi a non arrendermi mai. La mia fortuna più grande è quella di avere al mio fianco un uomo che mi sopporta e supporta in tutto anche quando dovrebbe mandarmi letteralmente a quel paese.

Come quella volta in ospedale,  dopo la diagnosi di tumore maligno, gli dissi che forse era meglio lasciarci, in quanto non avrei potuto renderlo felice. Mi prese il viso tra le mani e mi disse che lui senza di me non sarebbe andato da nessuna parte!

Ho ricevuto tante dimostrazioni d' affetto soprattutto dalle mie amiche più strette, che alla fine sono come sorelle per me, non mi hanno mai lasciata sola. Hanno organizzato delle gite fuori porta, serate spensierate e distrazioni di ogni tipo per farmi sentire la loro vicinanza.

Invece altre persone, appena hanno saputo del mio problema hanno avuto paura e sono sparite. A detta loro non sopportavano l' idea di vedermi soffrire. Ma grazie! Se avessi potuto scegliere, anch' io avrei preferito farmi un bel viaggio al posto di ammalarmi ma purtroppo è accaduto! Ma chi avrebbe dovuto aver paura non sarei dovuta essere io?

Secondo me, alcuni, pensano che il cancro sia contagioso tipo il morbillo! Quindi secondo loro è meglio sparire. In quel periodo ho capito chi contava realmente per me, non hanno capito che non cercavo compassione ma comprensione. Gli occhi, le parole e i gesti di chi mi è voluto stare accanto in quel difficile percorso rimaranno impressi nel mio cuore come delle fotografie.