Ritorna l’appuntamento del mercoledì con la rubrica cuarata dalla nostra amica Rosalbina Gencarelli

C’è un ricordo che in questi giorni vaga dentro la mia testa, ed è stato il giorno in cui un anno fa persi i miei capelli e con essi ebbi la consapevolezza della gravità della malattia che mi ha invaso la vita. Per quanto ognuno di noi che vive questo orrore cerchi di fare una vita diciamo "normale", quando si è fuori dalle sale chemio da un po’ non è mai, e dico MAI facile scrollarsi di dosso quello che invece si ha dentro. In un anno mi sono stati strappati anzi bruciati dal veleno i miei capelli che amavo tantissimo, sono stata calva, ho messo tanti turbanti, a volte stavo anche senza niente.

Ma i capelli li ho rivisti spuntare e oggi sono tantissimi e ricchissimi tanto da sembrare Caparezza! Li adoro anche così pazzoidi, vorrei vederli crescere e farsi lunghi, perché con la malattia, si sa, ci sono le scadenze dei controlli e ogni volta è una botta, il respiro si blocca e diventa affannoso. Sono quelle cose che non si possono spiegare, sono quelle sensazioni che ognuno di noi che l’ha vissuto sulla propria pelle ha scolpite nell’animo, belle e brutte, di morte e rinascita. Per adesso mi godo i riccioloni mentre cerco di condurre la mia attuale nuova vita nel modo più naturale possibile tra mille difficoltà.