Quali alimenti è giusto mangiare durante la chemioterapia?

Quali alimenti è giusto mangiare durante la chemioterapia?

  • di Redazione
  • 24 Agosto 2017
  • Italia ed estero

Spesso un paziente in chemioterapia viene consigliato sull’alimentazione adeguata attraverso il sapere comune. Recenti studi dimostrano però che il rapporto fra alimentazione e tumori è molto più complesso e va studiato a fondo.

Per questo motivo la Fondazione Tera, che si occupa di una tecnica radioterapica che permette di curare i tumori con ioni di vario tipo chiamata adroterapia oncologica, e la Fondazione Aiom (Associazione Italiana di Oncologia Medica) hanno promosso il progetto "Food Bank in Oncology" (Fbo) che ha come obiettivo quello di rispondere ad alcune domande dei pazienti approfondendo certe suggestioni che emergono dalla ricerca. 

Lo scopo principale è ovviamente quello di continuare a fare in modo che la ricerca si attivi per valutare le interazioni fra alimenti e tumore non solo nell’ottica della prevenzione, ma anche di una migliore sopravvivenza nei malati.

Bisognerà studiare i macronutrienti come le proteine o gli zuccheri o i grassi nella dieta ma anche gli antiossidanti e vedere che cosa succede a un alimento, con tutte le sue componenti, quando entra nel corpo umano per capire quali sono le sue interazioni con il microbiota intestinale, l’insieme di batteri che vivono nel nostro intestino.

"Intanto abbiamo avviato progetti di ricerca ma abbiamo anche pensato alla divulgazione di tutti questi temi sia fra il pubblico sia fra gli esperti. Inaugureremo nel settembre prossimo un sito internet, pubblicheremo un magazine, sempre online, e stiamo promuovendo anche corsi di formazione per medici e personale sanitario", ha precisato la coordinatrice del progetto Fbo, Lucilla Titta dell’Istituto Europeo di Oncologia.

"Una delle domande più frequenti che il malato e spesso anche i suoi familiari, pongono è: che cosa si può mangiare? Il cibo infatti rappresenta un aspetto importante e alla capacità di alimentarsi si attribuiscono ritorni positivi che permettono al paziente di affrontare al meglio la malattia. Se faccio qualcosa per combattere il nemico che è in me anche con il cibo, mi sento meglio", ha commentato Paolo Marchetti, direttore del Dipartimento di Oncologia dell’Ospedale Sant’Andrea di Roma.

I suggerimenti però finora sono sempre stati basati su regole generali. Se un paziente in chemioterapia soffre di nausea, gli si consiglia di non mangiare dolci, ma preferire cibi salati e solidi. Se i farmaci provocano un’alterazione del gusto, è meglio non utilizzare posate di metallo ma quelle di plastica. E se proprio una persona non sente i sapori, ma mantiene una certa sensibilità verso quel gusto chiamato umami, il quinto gusto che identifica la sapidità di un cibo, allora è meglio raccomandare i brodi, specialmente con il dado. Se invece il sintomo più importante è la diarrea, si raccomandano cibi come il riso e non quelli che fermentano nell’intestino oltre all’assunzione di molti liquidi. 

"Prendiamo le donne in post-menopausa con tumore al seno, magari in terapia ormonale. Per loro il sovrappeso e l’obesità rappresentano altrettanti fattori di rischio di ricadute per la malattia. Ecco perché devono mantenere il controllo del peso con una corretta alimentazione. In alcuni centri oncologici si sono attivati servizi di Nutrizione che guidano le pazienti perché seguano un’alimentazione corretta", ha precisato Stefania Gori, direttore dell’Oncologia medica dell’Ospedale Don Calabria di Negrar di Verona.

Ci sono inoltre alcune certezze che arrivano dalla ricerca e riguardano in particolar modo la prevenzione primaria dei tumori. "Sappiamo che la dieta e altri comportamenti di vita come l’astensione dal fumo o attività fisica hanno un ruolo fondamentale nella prevenzione dei tumori. Le ricerche, infatti, ci dicono che il 66% dei tumori sarebbero prevenibili attraverso un corretto stile di vita", ha ricordato Giovanni Apolone, direttore scientifico dell’Istituto Tumori di Milano.

Una parte della ricerca scientifica attuale sta valutando anche gli effetti del digiuno per uno o due giorni a settimana sul decorso del tumore. Per ora si tratta di studi sugli animali senza nessuna applicazione clinica. "Il digiuno può alterare il metabolismo del tumore che diventa così più fragile e più facilmente aggredibile da farmaci tutti da studiare", ha commentato Giuseppe Pellicci, direttore della ricerca all’Istituto Europeo di Oncologia a Milano.